TERRITORIO


La zona di produzione della denominazione copre l’intera fascia pedemontana della provincia di Verona, interessando 19 comuni – 5 nella zona classica e 14 nella zona DOC – e circa 30.000 ha. Il suo territorio confina ad ovest con il Lago di Garda, mentre a est e a nord è protetta dai Monti Lessini.

Secondo il disciplinare di produzione è suddivisa in tre zone ben distinte:

  1. La zona Classica, formata da cinque aree geografiche, ovvero l’areale di Sant’Ambrogio di Valpolicella e di San Pietro in Cariano, le vallate di Fumane, Marano di Valpolicella e Negrar di Valpolicella.
  2. La zona Valpantena, che comprende l’omonima valle.
  3. La zona DOC con i comprensori del comune di Verona e le valli di Illasi, Tramigna e Mezzane.

La struttura paesaggistica della Valpolicella risulta estremamente ricca grazie alla presenza di un territorio morfologicamente vario che può essere suddiviso in tre macro-aree: la zona montuosa calcarea, formata dai Monti Lessini; la fascia collinare, che ospita gran parte della superficie vitata e dei vigneti; la zona di fondovalle.

Costituita da valli che si sviluppano in direzione nord-sud, la Valpolicella si presenta idealmente quindi come un ventaglio di vallate che si dipartono da Verona. Il paesaggio è prevalentemente collinare, con morbidi declivi e spartiacque a quote basse, ed è dominato pressoché ovunque dai vigneti, intervallati da olivi e ciliegi.

Le caratteristiche geologiche e climatiche del territorio, unico e variegato, sono alla base della grande originalità e tipicità dei suoi vini.

Mezzane Tregnago Illasi Cazzanodi Tramigna ZONA DOC Marano Sant’Ambrogio Fumane Negrar San Pietroin Cariano ZONA CLASSICA Grezzana ZONAVALPANTENA Verona ColognolaAi Colli Montecchiadi Crosara Lavagno San MartinoBuon Albergo San Maurodi Saline Dolcè Pescantina CerroVeronese

DELIMITAZIONI DELLE MACROAREE

SUOLI

Secondo la carta dei suoli del Veneto fornita da ARPAV è possibile trovare nella Valpolicella differenti macro-tipi di suoli, riferibili a diversi caratteri morfologici, litologici e bioclimatici.


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CLIMA

La Valpolicella ha un clima che in senso generale si può classificare come continentale o sub-continentale, ma con l’influenza di vari fattori geografici che creano diversi microclimi, in particolare a ridosso delle colline.


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STORIA DELLA VITICOLTURA DELLA VALPOLICELLA

Alcune delle tappe storiche più suggestive

  • Le origini della viticoltura in Valpolicella

    La presenza della vite nel veronese risale al Medio Eocene (40 milioni di anni fa) come dimostrano i reperti di ampelidee fossili (Ampelophyllum noeticum) portati alla luce nel XIX secolo nella “Pesciara” di Bolca. Nell’Età del Ferro compare anche la Vitis vinifera sativa, qui trasferita probabilmente dagli Etruschi nel VII-V secolo a.C. insieme alle tecniche di produzione del vino. La presenza di vinaccioli di Vitis vinifera è documentata all’interno di una casetta in località Archi di Castelrotto risalente al V secolo a.C.. Insieme a questi ritrovamenti sono state pervenute anche delle situle e dei mestoli (simpulum) legati al consumo domestico del vino.
  • Chi sono stati gli Arusnati

    Il nome di questo antico popolo ci è stato fornito da alcune iscrizioni rinvenute a Fumane e a San Giorgio di Valpolicella. Gli Arusnati vivevano a valle in forma organizzata, sulle alture minori e alle loro falde, ed erano, secondo numerosi studiosi, una popolazione di origine reto-etrusca. Il territorio degli Arusnati era organizzato sulla base del pagus: un’area con propri confini, all’interno della quale i singoli agglomerati potevano assumere le caratteristiche ed il nome di vici – villaggi.
  • Il “vino retico”

    La prima testimonianza scritta arriva da Marco Porcio Catone, detto anche Catone il Censore (234 - 149 a.C.), che lo descrive come un vino molto apprezzato. Il geografo greco Strabone (64-63 a.C - ca. 21 d.C.) invece dichiara che “il retico proveniva dalle prime pendici dei monti occupati dai Reti affacciantisi alle frontiere dell’Italia fra Como e Verona”. Anche il poeta Virgilio (70 - 19 a.C.) decantò la bontà del vino che si otteneva dall’uva retica.
  • Il vino retico in auge

    La storia identifica nell’età augustea (23 a.C.-14 d.C.) il periodo del suo massimo splendore. Successivamente nel trattato naturalistico “Naturalis Historia” lo scrittore, ammiraglio e naturalista romano Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) lo definisce panacea veronensis, ossia adatto a curare ogni male.
  • Il Medioevo e l’Acinatico di Cassiodoro

    Con Teodorico re degli Ostrogoti (489-526 d.C.) la Valpolicella venne segnalata per la sua amenità e fertilità, specialmente per il vino che già vi era prodotto come passito, documentato e descritto minuziosamente col nome di Acinatico da Cassiodoro. Notissima è inoltre l’ampia descrizione che Cassiodoro ci ha lasciato, descrivendo il vino della Valpolicella come «regio per colore… denso e carnoso» e ancora «porpora bevibile di soavità incredibile».
  • Re Rotari, la tutela della vite e la Valpolicellae

    Nel 643 viene formulato l’Editto di Rotari, in cui sono indicate anche prescrizioni per la coltura della vite, tutelata con norme severe contro danneggiamenti e furti: “Se qualcuno abbia spogliato le viti e tolto i sostegni (amicula) dovrà essere condannato alla pena pecuniaria di sei soldi”. Con il trascorrere dei secoli, compare per la prima volta il toponimo Valpolicella in un documento dell’imperatore Federico Barbarossa.
  • Le prime regolamentazioni con i Della Scala

    Nel 1276, sono gli statuti di Alberto I della Scala che regolano, oltre alla vendita al dettaglio, il trasporto dell’uva e del vino in città. L’epoca di vendemmia veniva fissata di comune accordo ed era proibito a chiunque iniziare a vendemmiare prima del tempo stabilito. Altra regola riportata in questi statuti era il divieto di conservare l’uva in casa dopo la vendemmia: disposizione che non trovò il consenso dei viticoltori e vinificatori dell’epoca, a conferma del fatto che la pratica dell’appassimento era già ampiamente diffusa. A partire dal 1311 la Valpolicella acquisisce un’identità amministrativa, oltre a quella geografica preesistente. In quell’anno, infatti, dopo essere stata separata dal comune di Verona, diventa un feudo concesso dall’imperatore Arrigo VII a Federico della Scala.
  • Il Vicariato della Valpolicella

    Nel 1405, dopo la caduta degli Scaligeri e il breve comando dei Visconti, ha inizio il lungo periodo del dominio della Serenissima Repubblica di Venezia, che istituisce il Vicariato della Valpolicella, un’entità amministrativa e giudiziaria che godeva di alcuni diritti particolari, come il privilegio di nominare il proprio Vicario. La Valpolicella rimane tale fino alla fine del Settecento, anche se vede sottratta parte della zona montuosa orientale alla sua giurisdizione.
  • Dalla Valpolicella fino al Canal Grande

    Il commercio dei vini veronesi s’intensifica lungo il fiume Adige fino al Canal Grande, inoltre le diverse attività si sviluppano tanto che, quando verso la fine del XVI secolo viene formata la nuova entità amministrativa del "Territorio veronese" e la Valpolicella ne rappresenta il Vicariato più importante per estensione e ricchezza. La coltivazione della vite continua ad essere una delle principali e più redditizie attività della Valpolicella: il centro più ricco è Negrar, seguito da Marano e Fumane. Le zone di Sant’Ambrogio e Pescantina sono invece note per altre attività commerciali, rispettivamente il marmo ed il legname.
  • “La Valle dei Poeti”

    Grazie alla vite e al vino la valle inizia a dare segni di progresso culturale: fin dal XIV secolo cominciano a costruirsi ville patrizie che diventano presto ritrovi di umanisti e letterati, poeti e uomini dotti. La bellezza e l’ospitalità dei suoi nobili abitanti portano la regione a divenire, come avrebbe detto secoli più tardi Aleardo Aleardi, la «Valle dei poeti» e le lodi dei suoi pregiati vini compaiono nei versi e negli scritti di vari autori. Nel Settecento si ritrovano citazioni del vino prodotto in Valpolicella nella “Verona illustrata” di Scipione Maffei (1675 - 1755), ove viene descritto come «vino d’una grazia particolare». Maffei propone la dizione di «Amaro» per una tipologia di vino prodotto nel territorio e nel 1768 viene istituita l’Accademia dell’Agricoltura di Verona.
  • Da dove deriva il nome "Recioto"?

    L’origine più probabile è legata ai racimoli superiori del grappolo– in dialetto récie – scelti fra tutto il prodotto scartando le parti meno mature. È il 1888 l’anno cui risale il primo documento in cui compare il termine “Recioto”.
  • La nascita del "Grande Rosso" della Valpolicella

    La nascita del nome e del mito “Amarone” si fa risalire al 1936. Fino a quel momento i vini dolci sono considerati in assoluto i prodotti più preziosi. Nel secondo Dopoguerra le arele o taoloni, precedentemente utilizzati per l’allevamento dei bachi da seta, vengono destinati all’appassimento delle uve.
  • La Valpolicella Doc e il successo dell'Amarone

    Nel 1968 nasce la DOC Valpolicella, con la delineazione dei confini tuttora vigenti della zona di produzione e la stesura dei primi disciplinari. In quell’epoca esistono il Valpolicella e il Recioto della Valpolicella, mentre l’Amarone è menzionato solamente come variante “secca” del Recioto. Il "Grande Rosso" però continua ad aumentare il suo successo, tanto che nel 1990 si decide finalmente di distinguerlo dal Recioto, dedicandogli un disciplinare di produzione. Gli sforzi produttivi si concentrano su questo prodotto al punto che, alla fine degli anni ‘90 la produzione di Amarone subisce un’impennata.
  • Il vino che ha conquistato i palati del mondo, il Valpolicella Ripasso

    Il “Valpolicella Ripasso” Doc nasce dalla maestria degli appassionati viticoltori della Valpolicella che negli anni hanno saputo migliorare la propria tecnica, sia in cantina che in vigneto. Viene creato un prodotto sapientemente ottenuto dal contatto del Valpolicella base sulle vinacce residue dell'Amarone. Questo vino risulta caratterizzato da una maggior struttura e longevità rispetto al Valpolicella base, da una maggiore alcolicità, da un’acidità più bassa e una maggior rotondità, da un più elevato valore in estratti e in sostanze fenoliche. Di colore rubino con riflessi granati, offre un profumo etereo e di frutta rossa con note di vaniglia, un sapore affinato, armonico, secco e vellutato. Per le sue caratteristiche di piacevolezza conquista immediatamente i palati e le cucine di tutto il mondo, mostrando al mondo intero il suo grande carattere.
  • Il riconoscimento DOCG e i nuovi disciplinari di produzione

    Nel 2010 l’Amarone della Valpolicella acquisisce l'ambito marchio DOCG. Il nuovo disciplinare restituisce grande importanza ai vitigni autoctoni e stabilisce maggior controllo di tutta la filiera produttiva. Nel 2019, i quattro disciplinari della Valpolicella, dopo un iter durato anni, vengono aggiornati e implementati in vari aspetti importanti.

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